Leggere le etichette

Essere consumatori – e genitori – consapevoli, passa dal sapere cosa indossiamo. Quali sostanze entrano in contatto con la nostra pelle e quella dei nostri figli? Da quali materiali possiamo essere vestiti senza correre il rischio di allergie cutanee?

Quali informazioni ci danno le etichette

Le etichette dei capi di abbigliamento ci indicano le modalità per preservare e curare il capo (modalità di lavaggio, di asciugatura e stiratura, candeggio) e quelle della loro composizione. Queste indicazioni sono importanti da rispettare per evitare la perdita di colore e far durare il capo più a lungo, in rispetto dell’ambiente, del ciclo di vita del prodotto e di sostenibilità nell’utilizzo delle risorse idriche.

Come leggere l’etichetta dei tessuti

I tessuti di produzione industriale subiscono numerose lavorazioni chimiche: coloranti, anti-piega, sbiancanti, ammorbidenti, antimuffa, stabilizzanti del colore e altre sostanze che, a contatto con la nostra pelle, possono causare forme allergiche. Sky Salute ha realizzato un’inchiesta su questo argomento che ti consigliamo di approfondire.
L’Unione Europea ha classificato come tossiche sostanze Deph e Dpb (ftalati). Leggere il luogo di produzione del capo di abbigliamento può darci informazioni utili in questo senso: un capo realizzato in Europa (e dunque in Italia) deve rispettare questo parametro. In questo articolo puoi scoprire quali trattamenti chimici sono permessi in Unione Europa: parametri ai quali ci siamo attenute con ulteriori test non obbligatori per legge ma necessari per assicurare una filiera produttiva ed etica per il nostro marchio.
Il Made in China non offre nessuna garanzia in questo senso.
La tintura naturale proprio per il trattamento di fissaggio del colore con tecniche anteriori all’industrializzazione, ci permette di evitare il contatto della pelle con agenti chimici di qualsiasi tipo in quanto priva di lavorazione industriale.
Per vestire consapevole e sostenibile dobbiamo riconoscere i tessuti
Come prima cosa, ti consigliamo di scegliere fibre naturali, ovvero derivate da fibre organiche o di origine naturale: cotone, lino, seta, canapa tessile, lana e caucciù. Offrono traspirazione per il sudore, limitano l’assorbimento di sostanze nocive e – spesso – la filiera è tracciata (se vuoi approfondire l’argomento, in questo articolo ti raccontiamo come lavoriamo noi de Le Tintine).

I tessuti sintetici

I tessuti sintetici, anche detti “man made”, sono nylon (utilizzato nel settore della produzione di calze e intimo femminile), poliestere, acrilico, elastam (altro nome della lycra), rayon, acetato e viscosa (creato dalla cellulosa degli alberi).
I tessuti sintetici, nella maggior parte dei casi, non sono sostenibili.  Oltre a essere altamente inquinanti per l’impiego di agenti chimici, vengono realizzati attraverso un processo produttivo dagli alti consumi energitici, grosse emissioni di anidride carbonica, rilascio di sostanze chimiche in falda acquifera (e non solo). La sostenibilità dei tessuti è legata non solo al materiale utilizzato, ma soprattutto in relazione al processo produttivo e all’impatto ambientale.
Proprio per questo, alcune aziende stanno partecipato al progetto ZDHC: il programma ha l’obiettivo di arrivare allo scarico zero di sostanze chimiche pericolose,  a beneficio dell’ambiente e del benessere dell’intera comunità. Si tratta di un processo ancora lungo e complesso.

I tessuti naturali

I tessuti naturali d’altro canto, non sono immuni dall’avere un forte impatto sull’ambiente.
Molto spesso le colture sono realizzate con sostanze inquinanti per l’ambiente e gli animali costretti in allevamenti intensivi. Acquistare indumenti realizzati con materie prime naturali non è dunque sufficiente. Per sapere se il tessuto naturale è sostenibile, è necessario verificare che il cotone sia certificato GOTS (ovvero biologico) o che la lana proviene da allevamenti ovini sostenibili per la vita degli animali.
Qui di seguito riportiamo una lista delle sigle che potete trovare sulle etichette dei vostri capi di abbigliamento.

  • AC – acetato
  • AF – indica la presenza di altre fibre oltre quella principale, anche fibre sintetiche.
  • CO – cotone
  • EA – elastano.
  • HL – misto lino
  • LI –  lino
  • MD – modal
  • PA – poliammide (nylon)
  • PC – acrilico
  • PL – poliestere
  • PP – polipropilene
  • PU – poliuretano
  • SE – seta
  • TA – triacetato
  • VI – viscosa
  • WO – lana
  • WS – cashmere
  • WV – pura lana vergine

Come fare, dunque, per capire cosa facciamo indossare ai nostri bambini?
Essere consumatori consapevoli e conoscere la filiera produttiva del brand da cui viene acquistato l’abito è il primo passo per fare acquisti etici.

  • compra meno, ma meglio;
  • impara a conoscere i brand che hanno una filiera produttiva trasparente e ti danno informazioni sulle condizioni di lavoro dei propri dipendenti;
  • prediligi il Made in Italy – spesso sui siti dei brand si trova la politica aziendale e produttiva – e i capi realizzati in tessuti naturali;
  • diffida assolutamente dei capi senza etichetta!
  • acquista abiti realizzati con materiali di riciclo;

Se non sai come fare a riconoscere un brand etico puoi scaricare l’app Good On You che dà un punteggio da 1 a 5 ai brand di qualsiasi tipologia e li classifica in un’ottica di consumo etico e consapevole.

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